Trieste: i luoghi dell’alpinismo
di Daniela Durissini
Anni ’50 del secolo scorso, una domenica mattina. La vecchia corriera, piena di escursionisti e di rocciatori, arriva ansimando nella piazza di Bagnoli,
tutti scendono e s’incamminano veloci verso il rifugio Premuda, dove la signora Maria prepara gli gnocchi per il pranzo domenicale. All’imbocco vero e
proprio della Valle le strade si dividono: gli escursionisti salgono al Monte Carso, al Monte Stena, vanno a Bottazzo, dove l’osteria da Pepi li
accoglierà per una sosta rinfrancante, passando lungo il sentiero di fondovalle ed accanto ai vecchi mulini, i rocciatori si dirigono soprattutto alle
pareti della Ferrovia ed al Crinale, sotto la chiesetta di Santa Maria in Siaris.
In molti torneranno al rifugio per pranzo e riprenderanno ad arrampicare nel pomeriggio, rimanendo sulle pareti fino a sera, allorché si leveranno qua e
là cori spesso stonati ma intensi, momenti di aggregazione e di amicizia che tutti, in seguito, nel trascorrere degli anni, ricorderanno. Al calar della
sera la Val Rosandra risuona dei richiami dei suoi numerosi frequentatori che fanno parte di quel mondo alpinistico in cui tutti si conoscono ed in cui
la rivalità tra i gruppi si traduce in qualche scherzo goliardico ma soprattutto in una sfida continua a migliorare le proprie prestazioni e le proprie
capacità tecniche.
Spiro Dalla Porta Xidyas, José Baron, Bianca di Beaco sono tra i protagonisti di quegli anni.
La storia alpinistica della Val Rosandra era iniziata tempo addietro allorché le pareti accanto alla linea ferroviaria Trieste Erpelle, dismessa appena
nel 1959, avevano attirato l’attenzione dei rocciatori che vi si allenavano nei fine settimana per poi poter affrontare con maggior sicurezza gli itinerari,
ben più lunghi, ma non sempre più difficili, delle Alpi.
Erano i tempi di Napoleone Cozzi, Alberto Zanutti, Nino Carniel, componenti la “Squadra Volante” della Società Alpina delle Giulie, primi salitori di vie
allora considerate estreme nel gruppo del Civetta.
Nel solco di questa tradizione, negli anni ‘30 e ‘40 del 1900, s’era formato un gruppo affiatato di ragazzi, per lo più operai e studenti, che
approffittavano del tempo libero per ritrovarsi e confrontarsi, spingendo sempre più in alto il livello tecnico e le difficoltà superate. Tra loro alpinisti
divenuti poi noti come Emilio Comici, ma anche ragazzi in grado di fare da buon secondo di cordata ai più bravi, e ragazze, in grado di condurre sulle
maggiori difficoltà, una vera particolarità triestina questa, derivata dal mondo tedesco e da quello slavo.
Tra queste Bruna Bernardini, Fernanda Brovedani, Amalia Zuani, Edvige Muschi, Germana Ucosich, che aprirono la strada a Bianca di Beaco e Silvia Metzeltin,
neglia anni ’50 e ’60, a Tiziana Weiss, negli anni ’70, fino ad Ariella Sain, prima accademica triestina, tuttora in attività.
Da allora la fama “alpinistica” della Valle s’era consolidata e, tranne nel periodo della seconda guerra mondiale, in cui s’arrampicava prevalentemente sulla
falesie delle strada Napoleonica, a Prosecco, la tradizione della domenica in Valle non s’era mai interrotta.
Ma negli anni ’60 e ’70 ci fu una svolta: crebbe allora una nuova generazione di alpinisti, che non si limitarono più alle consuete uscite del fine settimana,
ma iniziarono a far della Val Rosandra e della Napoleonica delle vere e proprie palestre, dove recarsi anche quotidianamente, inoltre furono “scoperte” le
falesie della Costiera e di Duino, queste ultime ad opera dei fratelli Lucio e Tullio Piemontese, alla ricerca di sempre nuovi e più difficili itinerari. Enzo
Cozzolino, allora studente, fu protagonista assoluto: realizzò numerose vie nuove di difficoltà estrema sulle Alpi, dove fu il primo a raggiungere il settimo
grado; talento naturale, aveva capito la necessità di sottoporsi a durissimi e costanti allenamenti e amava soprattutto la Val Rosandra, ma la Valle per lui
non era più il luogo dove confrontarsi goliardicamente con gli amici. Enzo era sostanzialmente un solitario. Morì nel 1972, cadendo dalla Torre di Babele, sul
Civetta, ma la sua eredità non andò perduta soprattutto grazie alla sua compagna, Tiziana Weiss, validissima alpinista, molto conosciuta anche al di fuori
della città, che aveva fatto dell’alpinismo e della natura una sua ragione di vita ed aveva compreso l’utilità del confronto: Tiziana promuoveva incontri tra
alpinisti di diverse provenienze, incoraggiando i ragazzi più giovani a condividere il proprio talento e le proprie idee.
Sergio Benedetti fu tra i primi ad aprire a collaborazioni esterne al gruppo triestino e nel 1981, assieme a Silich ed al fortissimo sloveno France Knez, già
noto allora ed in seguito divenuto uno dei protagonisti indiscussi dell’alpinismo sloveno, tracciò, sulla grande parete di Ospo, appena la di là del confine,
l’Internazionale, uno degli itinerari più belli e difficili del territorio. Ospo del resto era frequentata da tempo dai triestini Luciano Cergol e Roberto
Giberna e lo fu in seguito da Giampiero Furlan, Paolo Pezzolato, Roberto Valenti, Daniele Crosato. Finalmente i confini, anche mentali, diventavano permeabili.
Di conseguenza la Val Rosandra, ma soprattutto le difficili pareti della Napoleonica, le falesie della Costiera e quelle di Duino, iniziarono ad essere
frequentate con regolarità da rocciatori provenienti da oltre confine, attirati dalla comodità degli accessi e dallo spettacolo grandioso del mare sotto le
rocce.
A sancire questa realtà, la bella guida pubblicata nel 2000 da Erik Svab ed altri Arrampicare senza frontiere. Trieste, Litorale Sloveno, Istria. La guida,
di grande successo, originariamente in sloveno, fu riedita ed aggiornata alcune volte. Passione che si risente nei ricordi di quanti hanno amato questi
ambienti, e in particolare la Val Rosandra: “E poi, senti...fai un’altra cosa...salutami la Valle”, così scriveva in una lettera Enzo Cozzolino, militare ad
Arzene, a Tiziana Weiss.
Ma, gettando uno sguardo indietro, tutto ciò non era forse già alla base dell’andar per monti di Julius Kugy, amico e compagno di cordata di Alberto Bois de
Chesne, come delle sue guide slovene e austriache?