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massonici. Fra i primi la «La Vedovella», diretta da Baraux, il quale offi-
ciava i lavori in un tempio annesso a una villa in via Commerciale, sul cui
sito si trovano attualmente i caseggiati ai civici dal 31 al 35. Il giardino
interno di tale complesso conserva ancora, su una parete poco esposta,
l’effige di una squadra, simbolo massonico per eccellenza.
Nel 1812 venne fondata un’officina guidata da Venceslao Panzera. Vi
aderirono alcuni futuri patrioti.
Nel 1813, con il ritorno degli austriaci, fu ripristinato il divieto di praticare
le logge. Alla Libera Muratoria, cosmopolita e intellettualmente raffina-
ta, subentrò allora la carboneria, orientata in senso nazionale e aperta
agli strati popolari. Le librerie Orlandini e Sola e la farmacia Zampieri
ospitarono la adunate clandestine dei “buoni cugini”.
La massoneria non scomparve però dall’orizzonte urbano. Nel 1816
l’architetto Pietro Nobile, già iscritto alla «Vedovella», fu incaricato di
progettare un decoro per la facciata del Palazzo della Borsa. Egli ideò
una serie di bassorilievi dagli espliciti riferimenti massonici.
Su di una formella posizionata sul muro prospiciente la piazza, confuso
nella teoria di putti, è visibile un occhio, rappresentazione del Grande
Architetto dell’Universo, inscritto in uno scettro a forma di mano.
Negli anni centrali dell’Ottocento furono i sotterranei della Rotonda
Panciera, all’angolo tra via San Michele e via Felice Venezian, a divenire
teatro di cerimonie massoniche. Al di sotto di questo edifico neoclassi-
co, dall’audace prospetto curvilineo, si trova una sala che presenta tutte
le caratteristiche architettoniche di un tempio libero-muratorio: dalla
volta a cupola ai tre gradini per il seggio del Maestro
Sullo scorcio del secolo i confratelli fissarono i loro appuntamenti nella
«Sala rossa» della «Società Filarmonica», presso il ridotto dell’attuale
Teatro Verdi. Molti di essi partecipavano agli alti livelli della politica cit-
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