Indagine sul lavoro durante la Grande Guerra
Fin dal maggio 1915 le province venete rientrano nella “zona di guerra”, ossia in quella parte del paese in cui le autorità militari hanno la preminenza su quelle civili. Le città si popolano improvvisamente di migliaia di persone provenienti da diverse parti d’Italia: i soldati, in primo luogo, e poi il personale dei servizi logistici, gli operai militarizzati, medici e infermiere, oltre ai giornalisti venuti da fuori per vedere la guerra da vicino e raccontarla ai lettori delle loro testate. Dopo Caporetto, tutto il territorio è investito direttamente dal conflitto con l’arretramento del fronte sulla linea del Piave: da una parte invaso e sotto il controllo del nemico, dall’altra, al di là della riva destra del fiume, occupato dall’esercito e dai suoi reparti. È il periodo più drammatico per gli abitanti dei paesi, dei borghi rurali, delle città che si ritrovano a rivestire i panni di profugo, di sfollato, di occupato.
Finalità
Il progetto intende indagare in chiave di storia sociale e culturale alcuni aspetti meno noti del conflitto riguardanti la popolazione civile, le trasformazioni subite dai territori del Triveneto e, in particolare, la dimensione del “lavoro”, nei campi e negli stabilimenti industriali, durante gli anni del conflitto.
L’orizzonte culturale entro cui muoversi sarà quello della comparazione con il contesto europeo, con particolare riferimento ai temi dell’emancipazione femminile, degli esiti della conflittualità operaia e del pacifismo.
Il progetto si propone di coinvolgere, in particolare, le giovani generazioni in una riflessione sui meccanismi di costruzione e trasmissione di alcune memorie della Grande Guerra, rinsaldando così il patto generazionale fra i soggetti promotori e i protagonisti della società di domani.
Tematiche
I filoni di ricerca individuati intorno ai quali condurre una prima indagine documentaria sono i seguenti:
- Mobilitazione industriale e condizione dei lavoratori (effetti della militarizzazione dell’apparato industriale nel territorio considerato, conflittualità operaia, ruolo del sindacato)
- Il lavoro agricolo (nelle campagne il lavoro pesò soprattutto sulle spalle di anziani, donne e bambini)
- La presenza femminile negli ambienti di lavoro e nella società
Obiettivi
Organizzazione di una o più giornate di studio, da collocarsi nella tarda primavera del 2015, in cui presentare gli esiti delle varie indagini preventive sulla consistenza della documentazione disponibile; l’auspicio è quello di proporre dei casi di studio su figure, luoghi, situazioni esemplari in riferimento alle tematiche individuate e alle specificità territoriali.
Contestualmente gli istituti storici impegnati nel progetto potrebbero farsi promotori di visite guidate sui luoghi della memoria della Grande Guerra più significativi esistenti sul proprio territorio.
Qualora questo primo lavoro di ricognizione sulle fonti rivelasse l’esistenza di fondi di particolare consistenza e interesse, si potrà procedere all’elaborazione di un progetto di ricerca e editoriale vero e proprio, articolato nel corso dei restanti anni del centenario (2016-2018).
Comitato scientifico:
Fondazione Di Vittorio: Edmondo Montali;
referenti dei due istituti capofila (ISTRESCO e ISTITUTO “LIVIO SARANZ”);
referenti di tutti gli istituti storici coinvolti:
IVESER (Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea);
ISTREVI (Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea della provincia di Vicenza “Ettore Gallo”);
ISBREC (Istituto storico bellunese della Resistenza e dell’età contemporanea);
IVRR (Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea);
IRSML FVG (Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli e Venezia Giulia);
CENTRO STUDI ETTORE LUCCINI di Padova;
Referenti degli Istituti del Trentino e dell’Alto Adige che verranno individuati.