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Norme redazionali


In questa pagina sono disponibili, per la consultazione online e il download, le norme redazioni in italiano e in inglese della rivista "Qualestoria".

Contatti: qualestoria@irsrecfvg.eu

 

NORME REDAZIONALI

Tipologie di contributi e dimensioni. Salvo diverso accordo con la redazione, i contributi devono avere le seguenti dimensioni, note e spazi inclusi, a seconda della sezione a cui sono indirizzati:

  • contributi per i numeri monografici, sottoposti a double-blind peer review, compresi tra 40.000 e 60.000 caratteri;
  • Studi e ricerche” (contributi miscellanei, sottoposti a double-blind peer review) tra

40.000 e 60.000 caratteri;

  • Documenti e problemi” (documenti commentati, non sottoposti a peer review) tra

30.000 e 60.000 caratteri;

  • Ricerca e didattica sulla frontiera altoadriatica” (contributi per la sezione dedicata ai dibattiti e alla didattica sull'area alto-adriatica, non sottoposti a peer review) tra 30.000 e 60.000 caratteri;
  • Note critiche” (recensioni), comprese tra 000 e 7.500 caratteri.

Formattazione del testo. I testi devono essere dotati di titolo; i contributi per la sezione monografica e per “Studi e Ricerche” devono essere suddivisi in paragrafi titolati e privi di numerazione.

Gli articoli possono essere presentati in lingua italiana, inglese e francese.

Il testo va redatto in carattere Times New Roman 12 con rientro di prima riga di 1 cm. Non sono consentite enfatizzazioni tipografiche, né l’uso del grassetto e della sottolineatura, tranne nel caso di citazioni che le contemplino, per rispetto delle fonti.

  1. Citazioni. Le citazioni brevi – inferiori alle 5 righe – vanno inserite fra virgolette caporali («…»). La citazione lunga, che supera le cinque righe, si inserisce fuori dal testo, in carattere Times New Roman, corpo 11, priva di virgolette e con i margini rientrati di un centimetro a destra e un centimetro a sinistra, così:

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Note al testo. Le note esplicative e/o bibliografiche sono poste a piè di pagina in carattere 10.

 

Esponenti di nota. Gli esponenti di nota sono posti in apice e prima dei segni di interpunzione, ma dopo le virgolette di chiusura, così: «Correval’anno»2.

 

Note bibliografiche. Le citazioni bibliografiche devono includere le seguenti informazioni: iniziale puntata del nome dell’/degli autore/i, suo/suoi cognome/i, titolo dell’opera ed eventuale sottotitolo (in corsivo), editore, luogo e anno di edizione, numero della/e pagina/e preceduto da “p.” o “pp.” L’intervallo di pagine si esprime con un tratto breve, senza omettere nessuna cifra (pp. 312- 345). Es.:

  1. Labanca, Oltremare. Storia dell’espansione coloniale italiana, il Mulino, Bologna 2002, pp. 349-350.
  2. Schnabel, Macht ohne Moral. Eine Dokumentation über die SS, Röderberg, Frankfurt am Main 1957, p. 27.

Non vanno riportati i nomi di presentatori, prefatori, introduttori; sono da indicare solamente autore o curatore.

Per le curatele e i casi particolari si vedano gli esempi qui sotto. Qualora si susseguano opere dello stesso autore o curatore, l’iniziale del nome e il cognome sono sostituiti dalle abbreviazioni “Id.” se autore, “Ead.” se autrice, “Idd.” se plurale.

Non sono in alcun modo ammesse note all’americana (es: Martini 1969, p. 10).

 

Per le curatele: Storia d’Italia, a c. di B. Rossi, Laterza, Roma-Bari 1986. (NO “a cura di”). Quando gli autori sono più di tre, va indicato solo il primo; al posto degli altri si inserirà la dicitura (in tondo) et al. Es.:

  1. Rossi et al., Storia d’Italia

Le curatele già citate in precedenza vanno così:

1 La Divisione Acqui a Cefalonia, a c. di G. Rochat, M. Venturi, Mursia, Milano 1993. […]

3 La Divisione Acqui a Cefalonia, a c. di G. Rochat, M. Venturi, cit.

Nel caso di opere in lingua straniera, si conserva la formula originale (es.: ed./eds.; hrsg.; sous la direction de).

Per un contributo in volume miscellaneo. Es.:

A. Nacci, Sindacati e società. Il caso triestino, in Storia economica e sociale di Trieste, v. 2, La città dei traffici 1719-1918, a c. di R. Finzi, L. Panariti, G. Panjek, Lint, Trieste 2003, pp. 130-215.

Ş. Purici, From Subjects to Citizens: Romanians in Bukovina (1775-1914), in Citizenship in Historical Perspective, eds. S.G. Ellis, G. Hálfdanarson, A.K. Isaacs, Edizioni Plus - Pisa University Press, Pisa 2006, pp. 115-126.

Per un articolo da pubblicazione periodica. Es.:

M.G. Bianchi, Il fascismo toscano, in «Italia contemporanea», n. 8, 1976, pp. 65-78.

  1. Rossi, Un delitto irrisolto, in «La Repubblica», 3 novembre 2007, p. 6.

Non si indica il numero dell’annata o del volume della rivista, ma solo il numero del fascicolo e l’anno della sua pubblicazione.

Per una tesi. Es.:

C. Sempronio, Storia di Torino, tesi di dottorato, relatore M. Verdi, Università degli Studi di Trieste, aa. 2015- 2016.

  1. Giacomazzi, Recupero e bibliografia, tesi di laurea, relatrice A. De Robbio, Università degli Studi di Padova,

a.a. 2009-2010.

Per un sito. Es.:

 

 

Luogo di edizione. Va indicato in lingua originale (München, anziché Monaco). La menzione dell’editore è ridotta all’essenziale, evitando vocaboli come “editore”, “edizioni”, ecc.

 

Indicazione delle pagine. è obbligatoria quando si riportano citazioni dal testo o informazioni puntuali. Vanno sempre e comunque indicati gli estremi delle pagine nella prima occorrenza in cui si cita un testo pubblicato su rivista o volume collettaneo.

Vanno indicati sempre gli estremi di un articolo da pubblicazione periodica o miscellanea, eventualmente con riferimento ad una pagina specifica, così:

  1. Rossi, Storia di Trieste, in «Qualestoria», n. 2, 2007, pp. 100-120, qui p. 123.

 

Norme generali di redazione dell'articolo. L’uso delle maiuscole va limitato il più possibile. È da evitare per i termini comuni, aventi caratteristiche di generalità (paese, consiglio d’amministrazione), per i nomi di popoli (italiani, cinesi) e dei mesi, per i titoli onorifici, professionali, militari e politici (cavaliere del lavoro, avvocato, sergente, re, papa). I titoli non vanno mai abbreviati, ma citati per esteso (professore, avvocato; NO prof., avv.). La parola Stato, nel significato di istituzione, va maiuscolo. Nel caso di una locuzione di più termini, soltanto il primo va in maiuscolo (Istituto per la ricostruzione industriale), a eccezione delle istituzioni citate in lingua inglese, che richiedono tutte le iniziali maiuscole (Yale University).

Scrivere come segue i nomi di istituzioni e cariche italiane: ministro dell’Interno, presidente della Repubblica.

Le sigle richiedono la maiuscola solo nell’iniziale e sono prive del punto di abbreviazione (Pci, anziché P.c.i. o PCI). Le sigle di uso non comune sono sciolte in parentesi tonda. La È va maiuscola e accentata, non apostrofata (versione scorretta: E').

Occorre uniformità nell’uso delle maiuscole per le parole componenti il titolo di una testata, preferibilmente limitando la maiuscola alla prima parola (Quaderni giuliani di storia, anziché Quaderni Giuliani di Storia).

Si utilizza il carattere corsivo esclusivamente per le parole straniere di uso non comune in italiano e per i titoli di volumi o articoli.

 

  1. Trattini. Per un inciso deve essere impiegato il tratto medio “–”, preceduto e seguito da spazio. Il tratto breve “-” va impiegato solo per le parole composte (es. Anti-Dühring, tecnico-scientifico…).

 

Lingue straniere. Le citazioni tratte da testi in inglese e francese sono mantenute in lingua originale, mentre quelle in altre lingue straniere vanno tradotte in italiano, a meno che non sia necessario mantenere espressioni particolari nella lingua originale. Il ricorso alle parole straniere è moderato e concesso solo se non esistono corrispettivi in italiano. La forma plurale delle parole straniere entrate nell’uso comune della lingua italiana e invariabile e va in tondo (es. élite, leader, manager…).

I riferimenti bibliografici o i nomi in alfabeti non latini (cirillico, greco, georgiano, …) vanno traslitterati in caratteri latini.

 

  1. Virgolette. Le virgolette «caporali» sono usate per indicare titoli di periodici (G. Mario, The Rise and Fall of Lysenko, in «Science», 16 luglio 1965, p. 276) e per contenere le citazioni inferiori alle cinque righe. Le virgolette “ad apice doppio” sono usate per le espressioni che l’autore desidera enfatizzare o da cui vuole prendere la distanza (da limitare il più possibile) e per racchiudere espressioni all’interno di citazioni delimitate da virgolette caporali.
  2. Abbreviazioni. Si raccomanda il rispetto di alcune abbreviazioni convenzionali:
  3. e pp. (anziché pag. o pagg.); s. e ss. (anziché seg. e segg.); v. e vv. (volume e volumi);

 

cap. e capp. (capitolo e capitoli); cit.; cfr.; ecc.; n. e nn.; [N.d.A.] e [N.d.T.]; a c. di (anziché a cura di).

 

  1. Spaziature. Si raccomanda un corretto uso della spaziatura, come dagli esempi: p. 64 e G. Leopardi (anziché p.64 e G.Leopardi), ma G.A. Borgese (anziché G. A. Borgese).

 

Numeri e date. Si raccomanda di:

  • limitare l’uso di espressioni numeriche (una decina, anziché circa 10; gli anni Ottanta, anziché gli anni 80);
  • indicare le date per esteso (14 agosto 1856, anziché 8.56; 1850, anziché ’50);
  • usare la numerazione romana per l’indicazione dei secoli (XX, anziché );
  • in nota, le date relative a documenti d’archivio si indicano con giorno-mese-anno in numeri arabi separati da lineetta (22-12-1943);
  • usare la forma letterale per i numeri ordinali («giunse decimo», anziché );
  • separare i multipli di mille con un punto e i decimali con una virgola (10.000; 10,56).

 

Opere già citate in precedenza

Ripetere l’iniziale puntata del nome e il cognome dell’autore, il titolo dell’opera, senza puntini di sospensione, seguito dall’abbreviazione “cit.” (NO “op. cit.”) con il numero della pagina o delle pagine citate. In caso di volumi recanti titolo e sottotitolo, non ripetere il sottotitolo. Nel caso di titoli lunghi e opportuno citare il titolo in forma abbreviata. Le altre indicazioni bibliografiche sono omesse. Es.

 

  1. Nacci, Sindacati e società, cit., p. 28.

 

Si usa “ivi” per indicare la medesima opera (volume o pubblicazione periodica), citata nella nota immediatamente precedente, facendo seguire l’indicazione delle pagine cui si fa riferimento.

Se viene citata la stessa pagina, si utilizza l’abbreviazione “Ibid”. Ad esempio:

  1. Nacci, Sindacati e società, cit., p. 28.
  2. Ivi, 30.

 

Citazioni di fonti archivistiche

La citazione di una fonte archivistica deve riportare le denominazioni dell’archivio e del fondo, la prima volta per esteso e successivamente solo con una sigla, seguite dalle denominazioni di collezioni, serie, buste, fascicoli (“b./bb.” e “f./ff.”). Es.:

  1. Archivio dell’Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea nel Friuli Venezia Giulia (Airsrec Fvg), Fondo Bruno Oriali (Fbo), b. 18, f. 324, lettera di Oriali a Gino Bianchi, 3-5-1944.