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no voce agli/lle internati/e. Nel dicembre 1972 si costituisce la prima
cooperativa di lavoro con i pazienti “lavoratori”, si organizzano gruppi
di convivenza nell’ospedale e nella città di pazienti “liberati” dai reparti,
si costruiscono laboratori artistici, si apre l’ospedale alla città. Dal 1980
Trieste è una città senza manicomio e quello spazio e il Parco è stato
restituito alla città. Nel territorio provinciale sono funzionanti i Centri di
Salute Mentale sulle 24 ore per la risposta alla domande di salute men-
tale del territorio e quale alternativa al circuito manicomiale.
Oggi salendo lungo il viale principale, costeggiato di aiuole e cespugli
nella stagione fioriti di tulipani, crochi e narcisi, si incontra (vengono no-
minati solo i padiglioni che si incontrano lungo la strada, gli altri posti
nelle strade laterali, possono essere ricercati seguendo le indicazioni
della mappa): una sede dell’Azienda Sanitaria, un Distretto sanitario, il
Dipartimento delle Dipendenze, due istituti tecnici sloveni, le sedi del
Dipartimenti di Matematica e Geoscienze, un Centro diurno per disabili,
il Dipartimento di salute mentale (Dsm). Dopo la curva in alto i servi-
zi generali ed alcuni padiglioni da ristrutturare, poi la sede del Servizio
di riabilitazione del Dsm e delle cooperative sociali, il Museo Nazionale
dell’Antartide, due piccole e ridenti residenze del Dsm, la cappella mor-
tuaria.
Arrivati al portone alto, dove sul muro esterno una volta era scritto in
rosso “fora i matti e dentro Basaglia”, si può discendere attraverso un
vialetto pedonale che corre a sinistra in alto, parallelo alla strada viabile
tra bellissime rose arbustive rifiorenti e ciuffi rigogliosi di graminacee
sotto archi ricoperti da rose rampicanti. Continuando a sinistra, lascian-
dosi di fronte il campanile della chiesa, si scende verso il maestoso ro-
seto dello spazio Rosa, dietro il padiglione H, con circa tremila varietà di
rose moderne .
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