I CIMITERI AUSTRO-UNGARICI DI PROSECCO E DI AURISINA

di Roberto Todero

Già dopo lo sfondamento di Plezzo-Tolmino (Bovec-Tolmin), la battaglia di Caporetto (Kobarid), i vertici dell’esercito austroungarico intrapresero un riordino dei cimiteri che le undici battaglie dell’Isonzo avevano lasciato sul territorio carsico iniziando così quel lavoro di bonifica terminato, a guerra finita, dai reparti del Regio Esercito. Dismissione di tanti piccoli cimiteri reggimentali, raccolta di salme rimaste disperse nelle trincee, nelle pieghe del terreno, nelle caverne abbandonate e in tante sepolture singole, con caduti identificati o ormai privi di un nome. Nel territorio della Provincia di Trieste rimangono oggi solamente due grandi cimiteri creati durante il conflitto e messi allora al servizio, per così dire, degli stabilimenti sanitari militari. Il primo si trova vicino al paese di Prosecco-Prosek, in una grande e profonda dolina. In realtà la zona cimiteriale si estendeva anche alle doline attigue, ma con il tempo le salme vennero raccolte nella sola dolina centrale. Oggi vi si accede lungo un incerto sentiero che si stacca dalla strada provinciale del Carso. Al momento attuale (estate 2014) non esiste un parcheggio dove i pur numerosi visitatori possano lasciare l’automobile o il pullman per raggiungere in sicurezza la scalinata di accesso. Il sentiero originario è però ancora riconoscibile: raggiunta la scalinata infatti si vede sulla destra un basso muretto a secco che raggiunge con una dolce curva un prato vicino; è quanto rimane della traccia del sentiero dell’epoca. Sulla spalletta destra della scalinata nell’anno 2012 è stata applicata una targa in vetro a ricordo dei lavori di restauro e recupero svolti a cura dei Giovani pompieri volontari della Stiria guidati da un gruppo di adulti, appartenenti a gruppi di Vigili del Fuoco volontari stiriani. Scendendo la scalinata e valicato il cancelletto, ci si ritrova accanto a una grande fossa comune che raccoglie i caduti esumati dalle doline vicine all’attuale cimitero; il basamento del monumento è contornato da tabelle con i nomi dei caduti. Anche altre fosse analoghe sono presenti nel cimitero, prive di nomi singoli e con la sola indicazione del luogo di provenienza dei caduti: cimiteri di Doberdò, di Lucinico e via dicendo. Il cimitero raccoglie i resti di 5733 caduti ma soltanto 578 sono ancora segnalati con nome e cognome. Nonostante il tempo trascorso e l’incuria di chi avrebbe dovuto vigilare su questi siti, alcune storie arrivano sino a noi: la prima è quella raccontata dalla piccola croce in pietra che incontriamo nel viale centrale. La scritta ormai quasi illeggibile recita così:

ALLA CARA
MEMORIA
DI
ANTONIO BERNARDIS
DI ANNI 49 DA TRIESTE
PERITO ACCIDENTALMENTE IL 30.6.1917
LASCIANDO NEL DOLORE
L’INCONSOLABILE CONSORTE
CHE IN SEGNO D’AFFETTO QUESTO RICORDO POSE
R.I.P.
-
INFANTERIST
TRAIN D(ivison). D(er). LST
BAON 418
1242

Si tratta di un anziano riservista triestino, conducente o comunque addetto ai trasporti, morto accidentalmente nel giugno del 1917. La collocazione del monumento nel viale centrale lascia però capire come non di una sepoltura si tratti, bensì di un ricordo voluto dalla famiglia. Ignoriamo dove il fatto sia accaduto e dove in realtà riposi Antonio Bernardis. A sinistra della scalinata sono raccolte alcune delle lapidi che originalmente ornavano le fosse, e ognuna di esse racconta la storia di una fine. Al centro del viale si erge una grande croce metallica e dietro di essa altre fosse comuni. Una seconda storia viene narrata da uno Sterbebeild, una memoria funebre, recuperata a uno dei tanti mercatini dell’antiquariato: è la memoria di Sebastian Hartl, artigliere, morto il 28 agosto 1917 all’età di 20 anni per fatiche di guerra. La memoria segnala il numero della tomba, 1394 e il luogo: Prosecco. Una ricerca tra i nomi ancora presenti ha dato buon esito, la tabella con il nome c’è ancora e sembra essere un simbolo per le truppe della duplice monarchia. Sebastian Hartl, austriaco, nato a Kraxenberg nella parrocchia di Kircheim riposa in una sepoltura multipla con un caduto polacco, uno ungherese ed uno boemo o forse slovacco. Segnalato il ritrovamento alla Österreichische Schwarze Kreuz, la stessa si è attivata cercando eventuali discendenti che sono stati trovati e hanno portato, senza trombe e fanfare, un piccolo ricordo sulla croce del loro avo, non più dimenticato.


Come la grande maggioranza dei cimiteri militari anche quello di Duino Aurisina-Devin Nabrežina è sito in una dolina. Vi vennero sepolti 1934 caduti dell’esercito austro-ungarico. Diversamente che a Prosecco, il cancello attraverso il quale si entra nel cimitero non è disposto sull’asse principale, costringendo così il visitatore a un giro attorno alle croci per poter raggiungere il monumento ricordo; su di questo la particolare sagoma di un incavo ci fa capire come all’epoca vi fosse stata posta una lapide riproducente il distintivo della Isonzo Armee, scomparso come tanti nomi di caduti. Anche in questo cimitero vi sono alcune delle lapidi originali. Il sito si può raggiungere tanto dal centro del paese quanto da un sentiero che si stacca sulla sinistra della strada che porta alla stazione ferroviaria. Attorno al cimitero evidenti resti di baracche ricordano come qui fosse stato costruito anche un ospedale da campo. Il cimitero di Aurisina, rinnovato nell’anno 2010 dalla Österreichische Schwarze Kreuz, versa oggi in pessime condizioni: alcune croci sono divelte, molte targhe con i nomi, ricollocate nel 2010 sono state tolte e l’erba cresce rigogliosa, come accade anche in quello di Prosecco, rinnovato nel 2012. Nonostante i trattati internazionali obblighino i paesi nei quali vi sono cimiteri militari con caduti di altra nazionalità alla cura e al mantenimento dei siti l’incuria regna sovrana e solo di tanto in tanto, di solito in prossimità di cerimonie, viene praticato uno sfalcio speditivo dei siti, non sempre con esiti felici: nel novembre del 2013 infatti è stato gravemente danneggiato il ricordo posto a Prosecco dalla famiglia Hartl. Molte sono le famiglie austriache e tedesche che, in vacanza nella nostra regione fanno una visita a questi luoghi, così come molte sono le lettere di protesta che raggiungono puntualmente gli uffici della Croce Nera d’Austria. Un problema che deve trovare una giusta soluzione.