I percorsi dell'Irredentismo e della Grande Guerra nella Provincia di Trieste - page 8

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già nell’estate del ’14 – e anche il Carso triestino ne subì le conseguen-
ze: la popolazione civile dei villaggi della cintura carsica più prossimi al
fronte – come ad esempio Ceroglie o Malchina – dovette abbandonare
le proprie case; furono approntate opere di difesa; antichi manufatti fu-
rono trasformati in osservatori d’artiglieria; siti un tempo utilizzati da
piccole comunità di cacciatori preistorici come la Grotta Azzurra di Sa-
matorza furono riscoperti, in quella prima guerra della modernità, quali
improvvisati ospedali: non a caso alcuni storici hanno confrontato le
condizioni di vita dei soldati della Grande guerra a quelle degli uomini
delle caverne. In quella drammatica primavera del 1915, caratterizza-
ta tra l’altro da moti e proteste, un numero consistente di cittadini del
Regno d’Italia abbandonò la città allora ancora austriaca. Sin dall’estate
del 1914 un certo numero di giovani – e meno giovani – triestini e giulia-
ni affascinati dall’irredentismo, avevano varcato il confine per arruolarsi
volontariamente nelle file dell’esercito italiano. Ciò aprì in diverse fami-
glie dolorose lacerazioni.
Una consistente zona dell’attuale Provincia di Trieste fu trasformata in
un’autentica fortezza naturale come il monte Hermada; contro di essa
le truppe italiane furono reiteratamente e inutilmente mandate all’as-
salto. Altri luoghi come San Giovanni di Duino, dove il Timavo rivede la
luce terminando il suo corso in gran parte sotterraneo, assistettero a
imprese sanguinose e compiute da soldati dell’una e dell’altra parte:
migliaia di vite travolte dall’uragano della prima guerra di massa della
storia. Il territorio della Provincia di Trieste ospita numerosi resti di quei
drammatici eventi: trincee, camminamenti, cavità naturali e artificiali
segnano ancora il paesaggio carsico e costituiscono i muti testimoni di
una guerra di posizione aspra e sanguinosa, combattuta in un terreno
inospitale e per lo più privo di acqua. Moltissimi sono però anche i segni
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