I percorsi dell'Irredentismo e della Grande Guerra nella Provincia di Trieste - page 20

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3.
Il Colle di San Giusto
di Fabio Todero
Il Colle di San Giusto – il nome del Santo patrono di Trieste – è senza
dubbio il simbolo per antonomasia della comunità e della storia citta-
dina: sulle sue pendici era cresciuta la città romana – vi sorgevano la
basilica e il foro – e intorno ad esso si abbarbicava la città medieva-
le. Qui i triestini eressero la propria cattedrale e qui venne costruito il
solido quattrocentesco castello, simbolo del potere asburgico. Assurto
a simbolo della città «irredenta» nella propaganda interventista e poi
bellica, dalla torre campanaria della cattedrale di San Giusto il 30 ot-
tobre 1918 sventolò un tricolore che, al suono delle campane rispar-
miate dalle requisizioni, celebrava la fine della lunga e gloriosa storia
del governo asburgico della città. Il 4 novembre, un giorno dopo l’arrivo
delle truppe italiane, su un altare eretto sul sagrato della cattedrale si
svolse una solenne cerimonia di consacrazione delle armi, mentre nella
torre campanaria fu dispiegato un altro tricolore, cucito segretamente
da alcune donne triestine. Nei travagliato periodo dell’immediato dopo-
guerra il Colle fu il teatro di diverse cerimonie militari di commemora-
zione e di conferimenti di onorificenze ma anche luogo di dolore: negli
ambienti angusti e malsani del castello furono infatti rinchiusi i soldati
austriaci di rientro dal fronte, da caserme e depositi dell’esercito au-
stroungarico dopo la catastrofe finale delle armate imperiali; tra loro vi
erano numerosi soldati giuliani, per un centinaio dei quali la prigionia
si protrasse fino al 1920, mentre già si presentava il problema degli ex
prigionieri adriatici in Russia di ritorno in patria dopo lunghe peripezie.
Il Colle andava intanto trasformandosi nel luogo per eccellenza della
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