I percorsi dell'Irredentismo e della Grande Guerra nella Provincia di Trieste - page 35

|33
le cui salme erano state traslate in diversi momenti da diversi cimiteri
di guerra (quelle di Ezio De Marchi e di Michele Bacchetti provenivano
da cimiteri della Macedonia e dell’Albania). Di alcuni, come nel caso di
Giuseppe Vidali, furono racchiuse le ceneri. Il monumento, ad indicare
un modello di comportamento eroico che richiedeva ai cittadini il sa-
crificio della vita per la propria patria e, a un tempo, l’onorabilità della
morte in guerra, reca l’epigrafe «Come gli eroi di Sparta tornammo sugli
scudi». A saldare il ricordo della Grande guerra, al presente dell’Italia
fascista e alla tradizione classica, secondo un canone ben consolida-
to, erano le forme stesse dell’opera, caratterizzata dalla riproduzione
di elmi greci, di armi moderne e di aquile imperiali. Collocata a poca di-
stanza dall’Ara dei volontari sorge la tomba di famiglia in cui riposano
Carlo (1894-1916) e Giani Stuparich (1891-1961); essa fu realizzata per
volontà di Giani dallo scultore triestino Ruggero Rovan (Trieste, 1877-
1965), amico dello scrittore. Essa consiste di un arco in pietra del Carso,
la cosiddetta «porta dell’eternità», sul quale sono incisi i nomi di quanti
vi riposano; al centro, si trova la grande roccia del monte Cengio a riparo
della quale Carlo, sottotenente dei granatieri di Sardegna, circondato
con il suo plotone dagli austriaci, si suicidò con un colpo di rivoltella il 30
maggio 1916, nelle convulse giornate della Strafexpedition. Ritrovata
dal fratello dopo dolorose ricerche e riconosciuta grazie alle chiavi della
cassetta d’ordinanza ritrovata negli abiti, la salma di Carlo fu dapprima
sepolta nel cimitero di Tresché Conca, sull’altipiano di Asiago; poi, il 30
maggio 1929, essa fu inumata nel Cimitero di S. Anna dopo che una
grande cerimonia funebre ebbe attraversata tutta la città.
1...,25,26,27,28,29,30,31,32,33,34 36,37,38,39,40,41,42,43,44,45,...62
Powered by FlippingBook